“london pills”: The red soled shoes

Fashion

“london pills”: The red soled shoes

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Suola rossa, tacco vertiginoso e linee sinuose.

Tre definizioni, un unico nome: Christian Louboutin, che di queste caratteristiche ha fatto il proprio marchio di fabbrica.Il créateur francese festeggia con una retrospettiva al Design Museum i suoi 20 anni di carriera, ripercorrendo con il suo lavoro l’evolversi del suo stile e del suo punto di vista sul mondo femminile.

La mostra si apre con una parete nera interamente ricoperta di maquettes in legno rosso, e passando attraverso un breve percorso sensoriale in cui, alcune sue creazioni si riflettono tra luci ed ombre in un gioco assolutamente suggestivo, si arriva nel cuore dell’esposizione. Nella galleria principale si concentrano le sue creazioni più significative, esposte su un palcoscenico che richiama l’inconfondibile suola rossa, al centro di polemiche e scontri legali. La scarpa diventa veicolo di una storia che si sviluppa toccando temi cari allo stilista: trasparenza, viaggi, architettura, intrattenimento e artigianalità. Dalle ispirazioni dei primi anni, in cui il sedicenne Louboutin inizia a muovere i primi passi come stagista presso le Folies Bergère, attratto dai costumi piumati e dalle atmosfere soffuse dei cabaret parigini, passando per le collaborazioni con Chanel, Yves Saint Laurent e Roger Vivier, il racconto si sviluppa seguendo un doppio asse, tematico e temporale.

Carillon, luci soffuse, superfici specchiate, giardini segreti e caldi divanetti, tutto è studiato in modo tale da coinvolgere il visitatore in un’esperienza sensoriale unica. L’atmosfera incanta, lo sguardo corre veloce per la sala e bisogna fermarsi un secondo per non essere sopraffatti dagli stimoli che l’esposizione rimanda.

Perché le scarpe, esposte come delle opere d’arte, vanno viste con calma, studiate, respirate. Solo in questo modo si può cogliere come l’oggetto sia in realtà parte di una narrazione più ampia, e come ogni dettaglio, ogni cucitura, ogni linea sia stata meditata e voluta. Sono rimasta letteralmente catturata, tra oltre le 200 calzature esposte, dal modello Lady Page della collezione a/i 2009/2010, in satin e dettagli in velluto. Il modello, che riprende un paio indossato Betty Page, racchiude con le sue forme sinuose l’idea tutta che Louboutin ha della femminilità burrosa della pin up. Infatti il designer, a proposito di questo pezzo afferma: “non c’è una linea, che sia una, che non sia curva, che richiami la bellezza di tutto ciò che è morbido, sinuoso. Non mi importa molto degli angoli nelle scarpe, preferisco le curve, sono un anti-geometric designer”.

E questo si vede sia attraverso il suo lavoro, sia dalla scelta dell’ospite d’eccezione dell’esposizione: Dita Von Teese. La star del burlesque fa capolino da un palcoscenico che non si nota a prima vista e si esibisce in uno dei suoi magnetici spettacoli con ai piedi un paio di Louboutin scintillanti create apposta per lei. E quando dico “si esibisce” intendo per davvero, o quasi. L’illusione è quella, ricreata in maniera perfetta grazie ad un ologramma 3D, una tecnologia interattiva che offre una resa assolutamente realistica.

L’esposizione continua in una saletta che ripercorre attraverso delle fotografie la storia, i luoghi e le atmosfere di Louboutin, e sfocia in una proiezione video in cui lo stilista stesso si esibisce in un numero di tip tap con due splendide ballerine, per poi passare all’angolo a lui forse più intimo e caro, quello del suo laboratorio. In questa sezione viene ricostruito quello che dà vita alla scarpa vera e propria, il lavoro di progettazione, ricerca e lavorazione dei modelli che si svolge nel suo studio; si ha l’occasione di vedere i bozzetti, i prototipi e di capire le diverse fasi di lavorazione, connotate da un duro lavoro di ricerca del dettaglio e capacità artigianale.

Il percorso si chiude con una sezione dedicata alla scarpa vista come oggetto fetish, che ripropone i modelli che Louboutin ha creato per una mostra del 2007 realizzata in collaborazione con il regista-artista David Lynch, che vede protagonisti pezzi assolutamente unici corredati da fotografie ad alto impatto visuale ed evocativo.

Con Louboutin, insomma, la scarpa trascende in un vero e proprio oggetto di culto, esposta come opera d’arte, icona di femminilità, pagina di un racconto, fotografia di stile. Bilancio della mostra? Assolutamente positivo. Ovviamente, all’interno dell’esposizione non era consentito scattare fotografie, ma non ho potuto fare a meno di portare a casa gli scatti furtivi che vedete in questa pagina. Se volete vedere con i vostri occhi le meraviglie di Louboutin e perché no, approfittarne per un weekend fuori porta, vi avviso che avete tempo fino al 9 luglio.

 

Info: http://designmuseum.org/exhibitions/2012/christian-louboutin


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