Londra, domenica mattina, Brick Lane.
Cielo coperto, come al solito, e un mare di gente.
Immersa in questa fiumana colorata e rumorosa mi sorprende la miriade di stili
e forme che vedo dappertutto. Più mi guardo intorno, più mi faccio catturare
dalle persone che passano, in attesa di riuscire a fotografarne qualcuna che mi
colpisca, che mi piaccia. Mi domando cosa sia il tanto chiacchierato Street
Style, la fantomatica “moda di strada”.
È riuscire a captare le espressioni, le ispirazioni che vengono dalla gente
comune, che cammina per la città. E’ il tam tam stilistico, il cuore pulsante
della “Moda” che viene manipolata, dissacrata, mixata, reinterpretata, e che
nel grande circuito rientra, spesso come forma di ispirazione.
È cercare di raccontare come persone diverse, con diversi background, culture
e mezzi vedano nell’abbigliamento un modo di esprimere la propria
personalità, dando vita ad uno stile assolutamente privato e talvolta unico.
È vedere come, un giovanissimo ragazzo di LA sfoggi con fierezza un paio di
pantaloni alati disegnati e cuciti da lui, di come una modella di Madrid si senta
a suo agio in un mix di capi knitted e gonnellone in pizzo dopo un interminabile
shooting, di come una fotografa abbia reinterpretato secondo il proprio gusto
alcuni dettagli dello stile anni cinquanta.
Perché vestirsi, in fondo, è raccontarsi.
Ma quale fantasmagorico racconto potrei mai carpire da manichini ambulanti
ipergriffati con tacco dodici alle 11:37 del mattino? O da fanciulle che
risplendono pedissequamente in ogni sfumatura possibile dei colori pastello,
perché è questa la tendenza del momento? Cosa potrei mai intuire vedendo le
patinatissime blogger che si fanno fotografare sui binari del tram, con pose
degne degli shooting di Vogue?
Ad ognuno il suo ruolo, please.
Perché Street Style non vuol dire fotografare le modelle appena uscite da una
sfilata, o le blogger che si addobbano per immancabili eventi, o la miriade di
ragazze pronte per chichismo. Indubbiamente ognuna di questa persone ha un
proprio ruolo nel grande carrozzone che è la “Moda” (con la emme maiuscola),
ma non credo che si debbano confondere le cose.
Ma è cercare di capire cosa le persone vogliano comunicare con i propri
racconti fatti di stoffa, attraverso il proprio punto di vista sul mondo. Ça va
sans dire che anche chi scatta le foto ci mette del suo, perché è lui che decide
cosa e come mostrare. Diventa filtro fondamentale e disciplinante, si pone a
metà tra la strada e la passerella, in una fitta trama di dati, informazioni, idee
che si intrecciano senza soluzione di continuità.
Gli scatti realizzati esprimono solo uno dei tanti punti di vista, il mio.
Il punto di vista di una ragazza normale, immersa in una città che stupisce ad
ogni angolo.
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