Il sardonico Boris Mikhailov in mostra a Berlino

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Il sardonico Boris Mikhailov in mostra a Berlino

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La Berlinische gallery di Berlino ospita l’opera completa del virtuoso, ironico e dissacrante fotografo ucraino Boris Mikhailov. TIME IS OUT OF JOINT è la prima grande retrospettiva dedicata all’ artista, considerato un maestro nel mondo dell’arte contemporanea per lo stile con cui realizza innovative opere concettuali con approccio documentario. Un percorso espositivo che presenta tutte le serie del fotografo che ha condotto, sin dai primi anni ’60, la sua ricerca attraverso la sperimentazione di diverse tecniche fotografiche e mezzi stilistici. La mostra declina tutto il trasgressivo e vasto lavoro di Boris Mikhailov. Si alternano le foto in bianco e nero, ai colori fluo, alle sfumature argentine o seppia dell’ autore ucraino, spesso protagonista insieme alla moglie Vita delle sue opere.

Boris Mikhailov ( Cracovia 1938) nei primi anni ’60 è un ‘ingegnere con la passione per la fotografia che dedica il suo tempo libero ad esercitarsi come autodidatta con la macchina fotografica, che ama sperimentare anche in camera oscura usando diverse tecniche e materiali. Crea per sè i suoi primi lavori come “Superimpositions” (1968-1975), in cui sovrappone due diapositive e gioca con associazioni casuali e le trasparenze di queste. Metafora ludica con cui indaga il sentimento di latente ambivalenza diffuso tra i cittadini dell’ex Unione Sovietica. Mikhailov crea senza volerlo un nuovo linguaggio visivo.

Quando il KGB sequestra dei ritratti di nudo che ha realizzato alla moglie Vita -musa, compagna e complice nella sua ricerca- perde il lavoro d’ingegnere e da quel momento si dedica esclusivamente alla fotografia.La sua carriera si svilupperà dopo il crollo dell’Unione Sovietica quando potrà finalmente lavorare ed esporre all’estero. Mikhailov  capace di usare per primo il medium fotografico in termini concettuali,rimane un artista aperto a inediti approcci, versatile ed elastico.  

Sempre dei primi anni è la serie Black Archive (’68 –’78) composta da foto in cui contrappone scatti di vita privata e pubblica. Da un lato mostra gli interni delle abitazioni come luogo di divertimento e libertà in contrasto con immagini di spazi pubblici in cui domina un’ atmosfera grigia e depressa. Le case sono luoghi in cui si pratica la nudità come forma di libertà personale in contrasto con la coercizione e le regole imposte dal regime. 

 

Seguono “Sots Art” (1975-1986) e “Luriki” (1971-1985) fotografie sospese tra l’arte concettuale e documentaristica. Qui Mikhailov interviene con il colore. E’ lui stesso a colorare a mano le immagini, non per trasformarle esteticamente ma per manipolare e re-interpretarle, invitando a superare un’ estetica visiva standardizzata e portando lo spettatore a vedere la realtà con una luce nuova. 

Così in ” Red Series” (1968-1975) l’elemento protagonista è il rosso -ed il simbolismo di questo colore nella cultura ufficiale del regime sovietico- cercato in scene di vita quotidiana di singoli, gruppi, parate militari e paesaggi urbani. Una ricerca per dissacrare con tagliente ironia il significato e la disfatta della rivoluzione evidenziando la presenza del suo colore simbolo in oggetti d’uso quotidiano.

Una sopresa di questa mostra, sono le stampe di “Crimean Snobbery” (1982) e “Salt Lake” (1986). Due realtà diverse, esposte in differenti formati, ma con lo stesso tono seppia dai toni nostalgici. 
Da un lato le piccole scene di rilassata serenità balneare, simili a cartoline di gioia e svago estivo di Crimean Snobbery, dall’ altro il caos compositivo di Salt Lake, simbolo del decadimento della vita sovietica.

Viscidity ( 1982) è quasi un lavoro a parte, stampe di piccolo formato con appunti, note, poesie scritte a mano, nate dall’esigenza di Mikhailov di sfuggire alla stretta sorveglianza del regime in quel periodo, e di accostare parole alle immagini. 

Fino alla più recente Case History (1997-1999), foto esposte a grandezza naturale che ritraggono la sofferenza di senza tetto, anziani e bambini che vivono alla periferia di Cracovia. Figli di quella classe media scomparsa con il crollo dell’ uinone sovietica. Mikhailov , senza edulcorare la realtà, ci mostra le ferite dell’emarginazione su corpi martoriati dalla fame e dal degrado,in sorrisi sdendati…Ritratti crudi che non lasciano spazio a nessuna immaginazione.

Concludono l’ esposizione il tagliente lavoro “If I were a German” , esplicita denuncia politica, realizzata come staged-photography, che ha per protagonisti Mikhailov,la moglie e qualche amico, ritratti in travestimenti che vogliono smascherare l’ambiguità dei soldati ucraini durante l’occupazione tedesca.

“In the Street” è un lavoro in progress condotto per le strade di Berlino -dove Mikhailov vive dal 2000-in cui concentra l’osservazionie su i turisti e le coppie di anziani che incontra andando in giro per le strade della capitale tedesca.

Time Is Out of Joint. Fotografien 1966–2011, fino al 28 Maggio 2012, presso la Berlinische Galerie, Alte Jakobstraße 124-128

http://www.berlinischegalerie.de/en/home.html

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