Il fotografo sudafricano Pieter Hugo punta il suo obiettivo su realtà ai margini della società. Il giovane Pieter (1976) nasce a Joannesburg e cresce a Cape Town- dove continua a vivere-. L’ Africa è al centro della sua indagine rivolta alla realizzazione di progetti fotografici a lungo termine. Con la sua Hasselblad formato 4×5, mette a fuoco concetti come l’identità e l’alterità. Pieter inizia a fotografare all’ età di 10 anni. E’ un autodidatta. Fotoreporter di formazione, realizza con stile documentaristico i primi lavori di denuncia. Le sue foto dei primi anni mostrano le ferite che affliggono l’Africa come altri paesi in via di sviluppo, Rwanda 2004: Vestiges of a Genocide, Malawi 2003: Tuberculosis and guardian care… Inchieste per immagini sugli schiavi bambini del Sudan, i campi profughi in Italia, gli ospedali psichiatrici carcerari in Sud Africa…Le immagini di Hugo appaiono su riviste e quotidiani -The New Yorker, New York Times Magazine, The Observer, The Indipendent,etc… -collabora e realizza progetti per enti internazionali come UNICEF, Anti-Slavery International. Ma Pieter decide presto di allontanarsi dai servizi commissionati per intraprendere un personale percorso di ricerca, in cui fonde lavori più artistici e sperimentali continuando a mettere sempre a fuoco condizioni di disagio ed emarginazione. Hugo ha pelle chiara, capelli biondi e pungenti occhi azzurri. In un’ intervista, tra il serio e il faceto, ha dichiarato che il suo interesse per le minoranze e le diversità, ha una valenza autobiografica generata dal suo sentirsi ” africano” e dall’ impossibilità, a causa del suo aspetto, d’essere riconosciuto come tale in Africa. Looking Aside ( 2002-04), ritratti di albini fotografati in giro per il mondo, è il primo mirabile lavoro che Hugo intraprende liberamente. Ritratti in cui la pellicola sembra proteggere la fragilità e la diversità delle persone ritratte, e al tempo stesso svela la profondità celata dietro lo sguardo di ciascun soggetto. L’osservatore si ritrova inesorabilmente in un dialogo a tu per tu con persone da cui normalmente distoglie lo sguardo.
Nel 2007 Hugo vince la sezione Ritratti del World Press Photo Award con il progetto The Hyena Men Series II. Accattivante e ipnotica serie sul modo di vivere dei domatori di iene nigeriani. Pieter Hugo ha seguito le loro esibizioni tra i villaggi della Nigeria, vivendo a stretto contatto –per oltre 10 giorni- e viaggiando con loro a bordo dei taxi-bus con iene, babbuini e pitoni. Immagini sorprendenti, sullo stile di vita dei ” beastie boys”, giovani dell’ etnia Hausas, domatori di iene e venditori ambulanti di amuleti e pozioni magiche che si esibiscono in performance con gli animali ammaestrati lungo le strade di città e villaggi.
Lo stile- Pieter Hugo declina, sovverte e reinterpreta, con stile personale la fotografia documentaria e ritrattistica. Potremmo dire che la “periferia” è al centro della sua ricerca artistica insieme ad ogni contesto in cui sono amplificate dissonanze, contraddizioni e sfumature culturali del nostro tempo. Hugo è un autore che s’ immerge letteralmente all’ interno delle situazioni che sceglie di raccontare, confrontandosi in prima persona con la realtà su cui punta l’ obiettivo. Con i soggetti che rappresenta crea un’interazione visibile e determinante per il risultato delle immagni. Diventa lui stesso parte di ciò che lo circonda e questa emapatia si riflette nelle foto. Hugo dialoga intimamente con i soggetti ritratti, che non sono mai figure passive dell’ immagine, ma sono colti e presentati al pubblico nella loro singolare individualità. E’ anche noto per essere un perfezionista, la cui sensibilità estetica lo spinge a trascorrere molte ore in laboratorio per ottenere la stampa perfetta di ciascuna immagine.
Pieter Hugo – Permanent Error è la mostra in corso fino al 29 Aprile 2012 al MAXXI di Roma -all’ interno dell’ eclettica iniziativa espostiva RE – CYCLE , “mappa contemporanea del riciclo come strategia creativa”-. 27 immagini che mostrano la vastità smisurata della discarica in Ghana di materiali e dispositivi elettronici, che giungono in Africa dal mondo occidentale. In questo desolante panorama dalle atmosfere mefitiche, tra fuochi e fumi tossici, si aggirano figure umane dalle apparenze spettrali, smarrite e senza contorni. Pieter Hugo restituisce in queste immagini dignità e nome alle persone fotografate.
Info. www.pieterhugo.com
www.fondazionemaxxi.it/2011/12/01/pieter-hugo-permanent-error
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