La fredda periferia romana nelle giornate di dicembre sembra ancor più dura e inospitale.
Il frastuono dei Tir sulla circonvallazione Est – la Tiburtina – si confonde con le voci
e gli schiamazzi di un “condominio violento”. La famiglia di Carlo Fiore vive il
quotidiano disagio per la brutalità di questo mondo che le mura di casa non riescono
a mantenere distante e che si trasforma in un rancore strisciante. Le pose dure,
gli sguardi accigliati, i continui alterchi, le incomprensioni costruiscono un lessico
famigliare intollerabile: Carlo, poco più che un ragazzo, sembra già rassegnato
e la violenza e il vandalismo più che ribellione sono diventati una sconfitta.
Sarà forse un piccolo gatto, l’ultimo arrivato in cara Fiore, a scardinare ogni cosa,
a restituire nuove prospettive.
Nicola Lagioia, “Fine della violenza”,:duepunti edizioni, pp. 64, euro 6,00
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