Cuori in Camice bianco: storie inedite di “buona” sanità

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Cuori in Camice bianco: storie inedite di “buona” sanità

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 Dare è una questione di cuore, non di ricchezza, e a volte capita di incontrare dei cuori speciali come i “cuori” dell’equipe medica del Reparto di Pneumologia dell’Ospedale Civico diretto dal prof. F. Di Gesù. Nessuna pubblicità ma ritrovarsi in ospedale è un…muro in faccia. Ammalarsi non è certo un “sensazione piacevole” o una scelta”. Succede e quando succede non sai come va a finire. Beh, la mia avventura ospedaliera era iniziata come un incubo ma, una volta “approdata” al reparto del Civico beh….ripeto….beh…mi sono sentita in buone mani: assistenza medica e paramedica professionale. Umanità.

Ma veniamo ai fatti. Una buona notizia non fa notizia ma dentro…la notizia si può “trovare” qualcosa di buono come la buona sanità siciliana rappresentata dall’equipe di questo reparto che ogni giorno si prende cura di molti ammalati. Fanno un lavoro prezioso, un lavoro che va rispettato, sostenuto, tutelato.

I Cuori in camice bianco, così mi piace chiamarli, sono una squadra eccezionale: operaia, lavoratrice, puntuale che si muove a ritmi incessanti e che purtroppo opera ridotta “all’osso” con troppi malati da seguire senza mai però perdersi in chiacchiere o lamentele! Quanta fatica…silente. Dignitosa. C’è una Italia che lavora. Dov’è allora la cattiva notizia? Beh, è proprio questa splendida equipe di medici infermieri e ausiliari, equipe di essere umani che non è sostenuta da questa “cattiva e ottusa” Mala Sanità che, tra passato e presente, continua a “pensare” che la salute sia “cosa propria” e non “cosa nostra” cioè “cosa che ci appartiene”. Nostra: aggettivo possessivo. Sanità nostra, “dei cittadini”. Siamo in democrazia almeno credo. E allora gli Angeli di questo Ospedale si muovono ogni giorno non come una casta ma come “persone perbene” che fanno un lavoro di enorme valore per la comunità: salute.

Poi ci sono gli ammalati, gli Angeli caduti, con ali spezzate che si devono accontentare di “reparti” carenti dal punto di vista strutturale, alberghiero, carenti per l’inefficienza di chi ha fatto degli ospedali italiani, soprattutto al Sud, una risorsa non collettiva ma una risorsa personale.

Ma oggi non c’è più niente da prendere, Hanno già preso. Mi piace pensare o meglio, sognare…che quei predatori dell’arca perduta possano redimersi e restituire il maltolto di un tempo con una donazione. Perché no? Oggi il Governo Monti ci impone “austerità”, risparmio, sacrificio e, in attesa che questo Governo riesca a recuperare i “ladrocinii” del passato, ci auguriamo tutti che alle nuove generazioni e ai nostri figli si possa garantire il “Diritto alla Salute” e il “Diritto alla Medicina”.

Tra qualche giorno torno a casa, felice di riabbracciare le mie figlie con la speranza nel che cuore “i cuori” di questo Ospedale siano sempre lì, sul fronte, pulsanti e sempre pronti a prendersi cura di tanti malati.

Forza ragazzi, siete forti!

Forti come un’occasione possibile che oggi, più che mai, ci costringe a pensare di essere membri di una comunità. E allora non sprechiamoci. Aiutiamoci. Non siamo soli.

 

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