80a Stagione concertistica 2011/2012 Politeama Garibaldi martedì 21 novembre, ore 21.15 (Turno serale) Trio Artè Mirko D’Anna violino – Giorgio Garofalo violoncello – Valentina Casesa pianoforte musiche di Mozart, E. Sollima, Betta (prima esecuzione assoluta) e Mendelssohn
Il Trio Arté è stato costituito nel 2007 da tre giovani musicisti siciliani, diplomati (con lode) presso il Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Palermo. In seguito l’ensemble ha seguito i corsi tenuti dal Trio di Trieste all’Accademia Chigiana di Siena (dove ha ottenuto il Diploma di merito e la Borsa di studio “Emma Contestabile”) e presso la Scuola Superiore di Musica da Camera di Duino. Attualmente, prosegue nel suo percorso di perfezionamento al fianco di artisti come Enrico Bronzi, Dario De Rosa, Maureen Jones e Renato Zanettovich….
Oltre ad avere vinto alcuni importanti concorsi di musica da camera (fra cui il Primo premio del Concorso Nazionale di Caccamo), il Trio Arté è stato invitato, tra l’altro, a prendere parte alle Stagioni concertistiche dell’Accademia Chigiana (a Palazzo Chighi-Saracini), dell’Accademia del Trio di Trieste (al Museo Revoltella e nella Sala del Trono del Castello di Miramare) e dell’Auditorium della Sede regionale della RAI di Palermo. Dopo avere debuttato alcuni mesi or sono nell’ambito “Progetto Scuola” degli Amici della Musica, il gruppo si presenta adesso al pubblico del Turno serale, con un programma che include, oltre a famose pagine di Mozart e di Mendelssohn, anche le opere di due compositori del nostro tempo, legati da un profondo rapporto personale: da un lato il “maestro” Eliodoro Sollima e dall’altro il suo allievo Marco Betta, che ha scritto scritto per il Trio Artè un nuovo brano dal titolo Strada bianca (2011).
Scritto nello stesso periodo di alcuni grandi capolavori come le ultime tre Sinfonie, il Trio in sol maggiore Kv. 564 (1788) si colloca fra le tante opere che Mozart, angustiato dalle difficoltà economiche, compose per i suoi estimatori viennesi nel tentativo di assicurarsi una qualche fonte di sostentamento. Sebbene inizialmente concepito come Sonata per pianoforte, il brano si differenzia dai precedenti cinque Trii per un maggiore approt degli archi, spesso coinvolti in complessi passaggi imitativi. Nell’iniziale “Allegro” in forma-sonata, si percepisce il contrasto fra l’esposizione, dominata da un tema brioso, e il carattere tormentato dello sviluppo. Seguono un “Andante” in forma di tema con variazioni, basato su una melodia di commovente semplicità, e un danzante “Allegretto” in forma di rondò.
Una poetica “capace di non escludere alcuna eredità linguistica, tradizionale o innovativa” e un bisogno di cantare “acutamente consapevole — cioè col senso del tragico e del comico — coerente ma aperto alla […] vita nuova” (Danilo Dolci), hanno guidato sin dall’inizio il percorso creativo di Eliodoro Sollima. Pianista, compositore e didatta di chiara fama, diede vita, insieme con il violinista Salvatore Cicero e violoncellista Giovanni Perriera, al Trio di Palermo la cui carriera fu costellata di premi e riconoscimenti. Composti proprio per il Trio di Palermo e dedicati Cicero e Perriera, i 3 Movimenti del 1968 rispecchiano un linguaggio moderno ma non radicale, e caratterizzato, al tempo stesso, da un rigoroso senso della forma. Al primo e al secondo brano (“Allegro” e “Vivace”), entrambi animati da una forza ritmica ora irrequieta ora festosa, si contrappone infatti un “Andante sostenuto” pervaso di sofferta liricità. Nell’impiego della tecnica dodecafonica — che “si estrinseca in una scrittura a incastro, sostenuta da un crescendo timbrico e ritmico” — i tre pezzi segnano una nuova fase compositiva che condurrà alle ardite Evoluzioni del 1969.
Marco Betta (che di Eliodoro Sollima fu allievo) ha scritto la sua Strada bianca (2011) per il Trio Artè, al quale è dedicata. Come affema l’autore, il brano “è una sorta di diario che racchiude frammenti e resoconti sonori prodotti dall’inizio della mia esplorazione nel mondo della composizione sino ad oggi; il titolo è un riflesso di questo percorso che considero una strada aperta, alludendo proprio al mio percorso personale, ma anche a quelli che ho incrociato. Mi è sempre piaciuta l’idea di potere raccontare con la mia musica periodi diversi, aspirazioni, visioni e sogni; di tracciare appunti che fermano istanti, di collegare frammenti di vita che diventano figure sonore. L’opera è tripartita e fin dall’inizio emergono fantasmi di antichi canti popolari siciliani ricostruiti liberamente: una memoria antica che affiora e si accende e spegne su strutture sonore e figure della musica del nostro tempo. A tratti ogni cosa si sovrappone come in un vortice. Al termine affiora un piccolo Requiem, un canto popolare anch’esso ricostruito dalla memoria”.
Mendelssohn compose il Trio in re minore op. 49 in un periodo di serenità seguito alle sue nozze con Cécile Jeanrenaud e durante il quale era anche molto impegnato nel suo lavoro di direttore del Gewandhaus di Lipsia. L’opera, che si caratterizza per la brillante scrittura pianistica, fu terminata ed eseguita nel 1839 in casa di Robert Schumann, che nel recensirla descrisse il suo autore come un Mozart del XIX secolo. Il tema principale del primo movimento, un “Molto allegro e agitato” in forma-sonata viene esposto dal violoncello su un accompagnamento sincopato del pianoforte. Alla cantabilità quasi elegiaca del successivo “Andante con moto tranquillo” fanno seguito i vivaci ‘staccati’ dello “Scherzo”, anch’esso in forma-sonata: Il “Finale” è invece un rondò costruito su un motivo ritmicamente marcato al quale si alternanano alcuni episodi dal carattere più cantabili.
Info:Associazione Siciliana Amici della Musica – Via Angiò, 27
Tel. 091/6373743 – info@amicidellamusicapalermo.it
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