Mercoledì, 16 novembre 2011 Ore 21.15 al Nuovo Montevergini, in Teatro
Falsi Ritorni – Studio 2 – Compagnia ExStranieri seconda tappa del laboratorio teatrale Le vie della Leggerezza con un gruppo di giovani extracomunitari e altri artisti della Città di Palermo regia di Giuseppe La Licata in collaborazione con Patrizia D’Antona e Sabina De Pasquale…
La Compagnia ExStranieri di Palermo, andrà in scena mercoledì 16 novembre, data unica, dopo la trasferta al Teatro Lolli di Imola del29 ottobre u.sc, grazie all’invito del T.I.L.T. – Trasgressivo Imola Laboratorio Teatro. Esito del laboratorio Le vie della Leggerezza avviato a Palermo nel dicembre 2010 e condotto da Giuseppe La Licata con la collaborazione di Patrizia D’Antona e Sabina De Pasquale Falsi Ritorni Falsi Ritorni – Studio 2 è la seconda tappa di un percorso teatrale dedicato ai temi della diversità e del viaggio – costruito in una sequenza libera di quadri visivi: La partita e il gioco, la caduta, l’attesa, la furia, la ferita, l’abbraccio; un filo immaginario alla ricerca di un possibile approdo, un percorso affidato ai corpi, alla musica e alle figurazioni corali, all’intensità degli sguardi e dei gesti di una “comunità” in cammino, che affronta solitudine e violenza, rabbia e speranza, nella consapevolezza che ogni approdo è una ripartenza, e che anche il pane si paga col sangue. E così i giovani attori della neo compagnia ExStranieri: Mohamed Kamara (Liberia), Habibur Rahaman, Islam Abdul (Bangladesh), Mariana Hutan, Silvana Negru (Romania), Annamaria Salerno (Albania) insieme a Michele Amodeo, Maurizio Scotto, Giusi Parisi, Sabina De Pasquale daranno vita sulla scena a questo flusso di frammenti evocativi, visionari e corali, per restituire insieme, il viaggio delle proprie emozioni, e raccontare con le forme del teatro la storia dell’eterno migrare degli umani.Ambientazione e elementi di scena sono a cura di Nikita Schifaudo. Jerzy Grotowski: “Non è il teatro che è necessario, ma assolutamente qualcos’altro: superare le frontiere fra me e te per arrivare ad incontrarci, per non perderci fra la folla, né fra le parole, né fra le dichiarazioni, né fra idee graziosamente precisate” Ho preso a prestito questa frase di Grotowski quando mi sono avventurato in questo “viaggio teatrale” iniziato ormai da diversi mesi faticosi e gioiosi insieme; l’ho intrapreso nella mia Città, una Città difficile, aspra, ferita, a rischio di degrado quasi esiziale, ma forse proprio per questo misteriosamente luminosa e teatrale, bizzarra e sorprendente, vanitosa e narcisista, tra lo slancio d’intelligenze fulminanti e grandi oscure povertà, tra pensieri profondi ed effimere ubriacature, tra strade sontuose e periferie stellate di catoi. A Palermo devi disporre sempre di uno sguardo srabico, sonnolento e astuto, uno stato speciale della percezione, una sorta di MezzaMorte come forse l’avrebbe potuta appellare il grande e dimenticato Alberto Savinio.Ma chissà forse solo a Palermo mi era concesso questo cammino segreto e silenzioso, questo pericolante procedere mano con mano con questi meravigliosi giovani extracomunitari, cui si sono uniti alcuni cittadini artisti prima che attori o teatranti, nella consapevolezza che, almeno per me, il teatro è il luogo fisico e mentale dell’ascolto, dell’incontro, ma anche e soprattutto la dimora speciale della diversità, spazio senza il “filo spinato” del giudizio o del pregiudizio e ciò senza per questo rinunziare alla funzione estetica del suo farsi. Ho sempre subito il fascino della diversità, della differenza, della soglia, dei volti pieni di altri volti, dei corpi speciali di coloro che abitano spesso le frontiere del dolore e della marginalità, dell’esclusione senza la rinuncia, dell’amore necessario e della quotidiana fatica del vivere; quei volti, quegli occhi usano parole diverse, quei corpi spesso offesi ci raccontano la vita da una prospettiva altra, ci regalano uno sguardo a noi negato, che solo a tratti nelle risonanze segrete dei nostri cuori riusciamo a stento a percepire, quelle persone così uniche e irripetibili ci aiutano ad estendere l’orizzonte stesso del senso delle cose.
Grazie allora amici della mia Città e degli altri mondi … “ogni viaggio esiste solo in quanto si dà una destinazione, o forse ogni destinazione è li ad aspettare il suo viaggio e i suoi passeggeri, o forse ancora ogni destinazione é già il suo viaggio? ….. una storia non basta per raccontare una storia e allora come fare per raccontare…..per raccontarsi….l’unica cosa è affidare la vita ai venti, agli alberi, agli umori delle maree, ai notturni, alle insonnie dispiegate come vele alle lune blu.
Giuseppe La Licata
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