La bellezza di una donna si può davvero misurare con un numero? è la taglia che fa la bellezza? per molti anni ci hanno abituato a pensarla così. Da un po’ di tempo a questa parte la rotta sembra essersi invertita e sempre più brand disegnano i propri capi anche per quelle che un tempo erano chiamate taglie “forti” e che adesso, complice forse la traduzione del termine “curvy”, sono diventate “morbide”. L’attenzione per le parole (da forti a morbide) non è una semplice questione lessicale ma nasconde un interesse e un’attenzione a un vivere più rilassato, lontano anni luce dalle diete a tutti i costi, e che racconta di una moda che piace ma non dispiace, un’apparire che non passa necessariamente dal soffrire. Le campagne contro i disturbi alimentari di certo hanno contribuito a questa svolta, ma più semplicemente le case produttrici hanno iniziato ad ascoltare la voce delle donne che non riuscivano a vestire quel dato brand perché non trovavano la propria taglia. Il colosso svedese del low-cost H&M ha lanciato una linea di moda che comprende costumi da bagno, abiti, pantaloni con taglie che vanno dalla 44 fino alla 54: abiti disegnati espressamente con un occhio alle curve delle donne “curvy”, la testimonial è la modella Jennie Runk in una serie di scatti in riva al mare in cui si mostra nella sua morbida e sensualissima bellezza. Anche la capsule collection, sempre per H&M, disegnata e indossata da Beyonce, icona delle donne con le curve, va in questa direzione: superare vecchi stereotipi estetici che incoronavano la magrezza come primo requisito di bellezza, per scegliere e incoraggiare una bellezza che per la prima volta si smarca dalla dittatura del cm.
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