Appena finita la prima emozionante puntata di Project Runway ecco un’intervista a Milan Stamenovic sulla sua partecipazione allo show, le sue impressioni e le sue emozioni.
Perché hai deciso di partecipare e come sono andati i provini?
La decisione a partecipare a Project Runway Italia è stata spontanea. Dopo 10 anni della serie americana, che tutti guardavamo, ho accettato con piacere un invito al casting del fashion show più famosa al mondo. La mia motivazione è la visibilità. Tutta la vita ho studiato e poi ho lavorato ottenendo risultati ottimi nel mondo della moda. Non tutti sono così fortunati di avere le “spinte giuste”, devo farmi da solo la mia strada.
Il primo provino è stato a Roma. Sono entrato e mi sono presentato: Milan Stamenovic. La prima domanda è stata: Come mai in Italia? Ero venuto In Italia 8 anni fa, a Firenze per studiare arte. (mi sono laureato al quadriennio dell’Accademia di Belle Arti di Firenze con 110 e lode in pittura, durante lo stesso periodo ho finito il corso triennale di restauro e ho ottenuto il diploma di collaboratore restauratore, dopo di che ho preso laurea specialistica in Cultura del Costume e dell’Haute Couture con 110 e lode e questa volta nota di merito. Dopo di che ho finito la scuola di modellistica per pellettiera e sono qualificato modellista prototipista pellettiere all’Alta Scuola di Pelletteria Italiana con 100 e lode. Dopo di che ho preso i corsi di modellazione 3D di prodotti di pelle (le borse) e degli accessori metallici con il programma CINEMA 4D. Dopo la laurea ho lavorato per ditte di pelletteria andando anche in Cina per controllare la produzione e fare lo sdifettamento del prodotto. Al momento del provino a Roma lavoravo per una ditta americana come head designer per gioielli da red carpet che verranno venduti a Holliwood.
Ho parlato dei miei interessi e punti di vista della moda. Credo che la parte che è stata montata nel video del casting fosse quella meno interessante.
Mentre parlavo ho mostrato le borse, gioielli, abiti, scarpe che ho portato al provino. C’è stato un momento di silenzio e mi hanno chiesto: quanti anni hai? Ho risposto ne ho ventisette e che ho un mio marchio dal 2010 che si chiama Milius di Milan Stamenovic. (www.milanstamenovic.com) …
Vendo i miei prodotti da Luisa Via Roma, ho partecipato a Who is on next? E cosi via…
La situazione era magica, non si può descrivere l’atmosfera che si è creata con il loro interesse e con la mia passione a raccontare tutto ciò che mi hanno chiesto. Questo è stato il primo provino a Roma.
Il secondo provino a Milano, due-tre settimane dopo è stato una formalità. Sono partito senza pretese né illusione. Me ne sono andato pensando che se ero stato all’altezza sarei entrato tra i dodici concorrenti del primo Project Runway Italia.
Cosa hai provato durante la prima puntata, eri emozionato?
Mi sono ritrovato all’improvviso ad imparare come funzionano la tv e il set televisivo. Essendo una persona molto curiosa questa è un’esperienza fantastica. Provavo molte emozioni contrastanti. L’adrenalina era a mille.
I capi che avevi addosso venivano dalla tua collezione?
I capi che avevo addosso erano i miei. Gli accessori come il papilion stampato, la maglia in macramè d’alpaca fatta a mano, la camicia da smoking azzurra e certamente i gioielli, le spille che si vedono in diverse situazioni. Sono piaciute anche agli altri concorrenti e così anche Jacopo indossava una mia spilla da piede.
Erano molto particolari, specialmente il gilet di pelliccia. I gilè sono una delle mie passioni. Questo in particolare ha la parte anteriore di pelliccia naturale di capra e invece la parte posteriore in macramè d’alpaca. Rispetto gli animali ma non credo che i resti di animali domestici, che si usano nella catena alimentare, debbano andare inutilizzati.
Le tue spille a cosa s’ispirano? Perché hai scelto proprio quella per la puntata di apertura?
Già nella prima puntata indosso varie spille da diverse collezioni. Nella serata della sfilata porto una spilla della Time Collection ( http://www.milanstamenovic.com/?page_id=416 ) che è inspirata al tempo, a come fermarlo ed essere per sempre giovani. Le spille hanno la forma di medaglie per potersi ornare con il simbolo della sconfitta del tempo: l’immobilità. I materiali sono vari, dall’argento e pietre semipreziose, ai nastri militari e le parti degli orologi originali da tasca dei primi del 900. L’altra collezione di spille insieme ai gemelli da polso appartiene a una nuova collezione ancora non pubblicata su cui per adesso mantengo il segreto!
Qual è la tua impressione sugli altri concorrenti?
Tutti siamo scelti molto strategicamente non solo per un aspetto geografico, ma anche per età e carattere e giudicando le dinamiche interne nel loft ognuno di noi ha il suo posto e il suo ruolo. Ci sono degli stilisti e degli stagisti.
Ti sembra che ci sia una differenza di approccio al design e alla confezione tra te e gli altri a causa della tua nazionalità?
La differenza della mia nazionalità mi mette in condizione di conoscere più di un modo da fare, di avere più tipi d’approccio che mi permettono di confrontarmi con le richieste guardandole anche da prospettive diverse. Questo, oltre al mio gusto per l’estetica, mi permette d’adattarmi e comprendere al di là delle aspettative.
C’è qualcuno che temi particolarmente? E perché?
Una puntata è poco tempo in quale io possa inquadrare qualcuno in particolare. Li rispetto tutti, non solo perché sono i miei avversari ma anche perché si divide la vita insieme, nello stesso spazio e non ne posso fare di meno. Non ho dubbi che in poco tempo saremo tutti legati in un modo o in un altro.
Perché hai scelto quei materiali e quei colori dato che hai avuto la possibilità di scegliere?
Il compito, la donna metropolitana, era un compito molto versatile che poteva rientrare in tante sfere di vita di una donna metropolitana che può lavorare o godersi la vita, ma secondo me doveva essere sempre un abbigliamento da poter portare per strada senza nessun problema.
L’inganno era che vedendo il pullman da lontano ognuno di noi si è creato l’idea di ciò che avrebbe voluto usare, invece arrivando, anche se per primo, ho notato che maggior parte di tessuti erano da tappezzeria e altri tutti in poliestere con pochi pezzi in seta con una stampa animalier. Dopo lo sforzo fisico a correre, in lampo ho dovuto cambiare le idee che mi ero fatto e ho scelto un trio gentile, femminile ma sobrio, sicuro.
Qualche aneddoto carino legato alla realizzazione dell’abito.
Ho visto che nel montaggio non ero ripreso moto mentre facevo i cartamodelli e mentre cucivo, ma l’ho fatto con la gioia. Infatti, Eva Herzigova mi ha detto che era fatto alla perfezione.
Che rapporto hai avuto con gli altri concorrenti in questo periodo?
Ancora non ci conosciamo e piano piano ci stiamo aprendo, almeno io. Credo che ognuno di noi sia entrato lì con un’idea su cosa vuole da tutto ciò e può darsi con una sua strategia. Io ho un’etica molto radicata e non ho le intenzioni a fare lo sgambetto a nessuno. Vedremo gli altri.
Perché hai fatto quei capi? In che modo secondo te rappresentano te stesso e perché una donna metropolitana si dovrebbe vestire così, come la intendi?
Ho fatto tre pezzi. Un tailleur insieme ad una camicetta stretta a vita di pizzo, asimmetrica, senza le maniche con la chiusura posteriore. Le mie aspettative erano che i giudici mi chiedessero a togliere la giacca a farli vedere per bene i capi, invece hanno fatto i comenti senza aver essere visto tutto. Mi fa piacere che abbiano notato le qualità sartoriali e la bravura nella modellistica.
Mi immaginavo un’avvocato che dopo il lavoro esce: togliendo la giacca ha un look versatile e sexy ed è pronta a godersi la serata.
Cosa hai trovato più difficile in questa prova? Cosa invece ti è risultato semplice?
Sono la persona a quale piace la sfida. Più c’è da lavorare e più le cose sono complicate più mi applico e più godo la sfida. Questa sfida l‘ho vissuta con tranquillità, a parte delle corse pazzesche, ma anche perché sono riuscito a calibrare bene il lavoro da fare con il tempo a disposizione e non si mi sono trovato in difficoltà per mancanza di tempo.
Ti è stato detto di aver peccato di poca originalità, pensi di aver voluto andare sul sicuro, dato che era la prima prova?
Il format televisivo concede solo un tempo determinato per creare e sviluppare il proprio capo. Per essere più appariscenti e più inventivi, come sulle sfilate delle fashion week ci vuole un po’ di più di quello che il format offre. Il gioco consiste proprio nel correre contro il tempo, ma io, comunque, credo che nella sartoria, quella fatta bene, non esistano la colla, lo scotch biadesivo e altri trucchetti che nascondano gli errori di modellistica e di cucito. La mia padronanza della tecnica mi permette di partire con un progetto di finirlo senza gli imprevisti. L’adrenalina e il meccanismo del gioco hanno avuto modo di venire comunque alla luce e i giudici hanno trovato i miei capi ottimamente realizzati e aderenti alla richiesta.
Sei d’accordo con il risultato?
Il risultato raggiunto è quello dal bozzetto senza nessun cambiamento e senza nessun dubbio sulla sartoria. Non è un risultato all’avanguardia, ma è un capo che una donna possa indossare e star comoda, abile di lavorare, senza passare da eccentrica e modaiola. Se entrate nel negozio di Trussardi un tubino sportivo, una camicetta e una giacca li trovate, magari non di poliestere!
Qual era il tuo outfit preferito?
Il Mio outfit preferito era il mio! Poi quello di Elena, anche perché ha avuto la doppia sfida di combinare due tessuti con animal print e di fare un capo interessante e femminile, sempre cucito bene.
Chi avresti eliminato?
Non giudicando l’apparenza del “personaggio” o “il carattere”, io eliminerei la persona che non si è saputa spiegare nello stile e specialmente che non sapeva cucire, ovvero esprimersi tecnicamente. Credo che sia stato giusto che Silvia sia stata eliminata per prima e che rimangano gli altri.
Comunque questa è una bellissima esperienza ed è un bel gioco. Non vedo l’ora di sapere qual sarà la prossima sfida.
Secondo te, perché i giudici hanno scelto l’outfit di Salvo e scartato quello di Silvia?
È un gioco. Silvia e Salvo in questo momento rappresentano i margini, da superare e oltre cui non scendere, In mezzo ci sono tutti gli altri che possono infrangerli in una direzione o nell’altra.
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