Intervista all’illustratrice Francesca Assirelli

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Intervista all’illustratrice Francesca Assirelli

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Un bambino che legge una storia non fa altro che immaginare quello che sta leggendo. Nella sua testolina piena di pensieri ecco che all’improvviso come lampi di colore si fanno largo le prime immagini, un grosso drago con gli occhiali mentre se ne va in bicicletta, una fetta di luna che sorride a due cicogne col singhiozzo o una balena che vuol diventare ballerina di prima onda. Le sfumature sono tutte stelline che sprizzano fuori dalla sua piccola mente, e la fantasia con cui inizia a fabbricarle diventa una vera e propria macchina senza sosta e la storia continua con le parole che diventano faccine, sorrisi, vestitini merlettati spade, streghe smemorate e castelli costruiti su alte colline da popoli di formiche bilingue. Eccoci quindi in rispettoso silenzio di fronte all’illustrazione. Quale arte più magica se non questa può accontentare la richiesta dello sguardo di un bambino che sogna mentre gli si racconta una bella storia? Tra gli illustratori italiani di maggior successo se ne va a zonzo tra le sue matite e pennelli Francesca Assirelli (non intendevo fare alcuna rima ma siamo in pieno regime fantastico…). Autrice di tavole veramente fantastiche e dal tratto molto personale (io adoro gli sguardi dei suoi personaggi) Francesca ha all’attivo molte pubblicazioni italiane L’antipatico signor sonno, Piccole Conte, Micioragionamenti, C’è un ladro in fattoria (Mondadori, Fatatrac, Giunti Kids) e straniere Mi Hermana es una mofeta e Les plus belles berceuses (Pintar-Pintar, Evil e Decouvertes). Non può esserci letteratura per l’infanzia senza illustrazioni, entrambe le espressioni vivono e camminano in simbiosi, un bambino legge e guarda, ma spesso soprattutto guarda.

 

 

Francesca ha risposto alla mia domanda solitaria…

 

F: C’è una tavolozza di colori infiniti dentro ogni bambino, quale è la magia attraverso cui tu riesci a disegnare quello che loro immaginano?

 

F.A: Abra… cadabra…prendo la matita, i pennelli e i colori e puff! dal foglio esce il coniglio.

 

Credo che tutte le persone creative siano un po’ magiche, e quando mi ritrovo a fare laboratori con i bimbi e a disegnare con loro un po’ maga ( o fata ) mi ci fanno sentire , soprattutto quando mi chiedono “oooh ma come hai fatto?”

In verità avvicinare il mio immaginario a quello dei bambini non è una cosa difficile, è per me una cosa naturale, forse perché il mio immaginario è molto simile al loro, o comunque un immaginario dove si possono rispecchiare e possono essere rapiti in mondi anche diversi, in colori che possano colpire le loro emozioni e in personaggi che li divertano, come succede a me.

Quando disegno a volte mi ritrovo a ridere da sola con i personaggi e a disegnare posti come vorrei che fossero, e a colorare con tanti colori così che tutto sembri un po’ meno grigio. Ad esempio mi viene in mente quanta gioia mi da vedere i bambini con i libri, quando li vedi nelle librerie che guardano, scelgono ma scartano anche. Quanta voglia hanno di sentirsi raccontare le storie, e mi piacerebbe che uno dei momenti di condivisione in una giornata con un genitore fosse proprio questo: leggere un libro, raccontare una storia e magari dallo stesso libro attraverso i disegni inventarsi altre mille storie.

In questo momento sto lavorando a due progetti uno che posso definire una sfida, e l’altro che è un progetto con Carolina D’angelo, mia amica-scrittrice, e che mi riporta alla tua domanda sul perché un libro sia un po’ magico dato che questo ha come protagonista proprio una streghetta di nome Ughetta. Per il resto posso dirti che gli illustratori di norma parlano davvero poco…

 

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francesca assirelli_illustratrice

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