Gabriele Lentini ” Corleone ” a Mosca

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Gabriele Lentini ” Corleone ” a Mosca

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Professione reporter. Un occhio “Made in Sicilia” debutta il 21 novembre con la sua nuova mostra fotografica “Corleone” al Gogol Boulevard nr. 8 – Galleria Photocentre di Mosca. L’occhio è Gabriele Lentini, da anni, in Russia, diffonde la sua arte con maestria e professionalità. “Corleone”, è un reportage realizzato dal 2009 al 2011, attraverso 40 stampe in bianco e nero di grande formato, che presenta al visitatore, una terra conosciuta soprattutto per i boss mafiosi e famosa nel mondo per essere la città del Padrino, la saga cinematografica di Coppola. Ma tra l’immaginario collettivo del film e la tragica realtà di questa città, Gabriele Lentini ci offre un’altra Corleone. Immagini di una Corleone diversa, fertile. Forte di una tradizione enologica e agricola, che si snoda tra la natura incontaminata e la sua vocazione religiosa attraverso le grandiose esperienze positive che questa città è riuscita a produrre. Un esempio su tutti è il monastero dei Francescani Rinnovati, che da più di 40 anni, vivono e pregano in assoluta povertà all’interno di questo vecchio carcere medioevale, per il bene della città e di tutto il mondo. Nonsolomafia: Corleone, città di fede. Ed è in questo monastero, arroccato su uno sperone di roccia, un tempo inespugnabile roccaforte, che i frati, a piedi scalzi, vestiti di un rustico saio d’estate e d’inverno, vivono secondo l’insegnamento autentico che San Francesco d’Assisi fece 800 anni fa rinunciando a tutte le sue ricchezze per servire il prossimo. Si occupano di tutte le attività necessarie alla vita della comunità: cucinare, coltivare, pulire, lavare, o lavorare in falegnameria. Una fede autentica e lontana dal nostro mondo moderno invaso e pervaso dal consumismo, dall’individualismo e scenario di violenze e miserie umane. La loro vita, vista da Lentini con grande impatto per chi la osserva, vuole essere la dimostrazione di come sia possibile condurre una vita semplice e genuina attraverso la rinuncia a tutto ciò che non sia strettamente necessario, che conduce i frati a quel che la natura offre e alla carità della gente.

Frati che rappresentano quella forza di fede che tanto contrasta laddove il potere abusivo e spietato dei mafiosi ne ha fatto da padrone per tanti anni. Oggi quest’ordine conta 70 membri in missione anche in Colombia e Tanzania. Oggi Corleone si riscatta da quel passato fatto di morte e di vendetta che, sulla strada del cambiamento, accoglie con gioia i frati che, da questo eremo meraviglioso, irrorano una vita diversa. Luci e ombre tra il bene e il male.

Ma Corleone è anche la città di Filippo Latino, valoroso spadaccino siciliano, che quattrocento anni fa, depose le armi per diventare Fra Bernardo, poi Santo, a cui è dedicato l’eremo. E’anche la città di Placido Rizzotto, contadino, partigiano e sindacalista punito dalla mafia per il suo impegno in difesa dei lavoratori contro i soprusi dei padroni. Oggi a Corleone sono tante le iniziative per restituire le terre dei mafiosi ai contadini. Dall’estero arrivano giovani desiderosi di contribuire col proprio lavoro alla rinascita di un’agricoltura ecologica e di una società più giusta. Fra Benigno, membro dei rinnovati, sostiene che anche il fenomeno mafioso sia frutto di una scelta dalla quale si è sempre in tempo a redimersi e che, per la sua lunga esperienza di esorcista, ha conosciuto il male assoluto liberando uomini e donne dalla possessione diabolica. Ne ha descritto gli aspetti più sconvolgenti nel recente libro “Il diavolo esiste – io l’ho incontrato”. Il frate affema che “non basta prendere coscienza del proprio passato e pentirsi. E’ necessario che i singoli uomini, e la società nel suo insieme, dimostrino concretamente con i fatti il loro propositi”.

Torniamo alla mostra. Lentini, tempo fa ha scelto la Russia. Ma quali sono le differenze tra lavorare in Russia e in Italia? “La prima sta nelle dimensioni geografiche della Russia: basti pensare che per attraversarla ci possono volere anche dieci giorni di treno o dieci ore di aereo. Questa vastità territoriale impone una conoscenza di tante differenti visioni del modo di vivere ed operare, all’interno dello stesso paese. Etnie, tradizioni, luoghi diversi vanno conosciuti ed interpretati a fondo prima di fotografare. Un’altra importante caratteristica, sta nella profonda attenzione che il popolo russo in generale riserva nei confronti dell’arte. Una diffusa preparazione di base li rende sempre attenti alle diverse proposte operando una costante valutazione critica. Ogni giorno speso in Russia mi ha insegnato qualche cosa. Vivere qui può essere estremamente impegnativo ed allo stesso tempo gratificante. Questa è una terra dove tutto è possibile, ti mette alla prova senza sosta. La Russia mi ha dato una vera e profonda coscienza di me stesso, soprattutto in termini professionali. Mi ha insegnato a non arrendermi mai e a credere sempre di più in me. Ha preso quel bambino per mano e l’ha condotto verso nuovi sogni”. La sua passione trae origine dalla famiglia: “Ancora oggi, uso la macchina fotografica di mio padre, una splendida Rolleiflex biottica 3,5 f, con cui ho iniziato a giocare sin da bambino. Inoltre sono nato in una dimensione sociale ed in un periodo in cui la fotografia era in una fase di intenso sviluppo. Grandissimi maestri, fra cui tanti immensi siciliani, hanno lasciato segni indelebili di un’epoca di sconvolgenti eventi e cambiamenti, epoca in cui la fotografia rappresentava la conoscenza e la coscienza allo stesso tempo, specchio talvolta crudo della realtà e contemporaneo specchio del “se”. In questo senso la fotografia costituiva un approccio immediato al “reportage” della vita, allo stesso momento sintesi e futuro orizzonte. La fotografia di reportage è una esperienza bidirezionale. Non è solamente il momento in cui il fotografo cattura un momento, ma anche quello in cui si compiono nuovi passi rappresentando, ogni volta, una forma di nutrimento e crescita. Penso a quando ero piccolo e guardavo con occhi sognanti le fotografie di Walter Bonatti, grande esploratore di “Epoca”, recentemente scomparso, che mostrava posti sconosciuti e cercavo di percepire e catturare il modo in cui li aveva affrontati”.

I suoi reportage hanno fatto il giro del mondo. E deve fare un certo effetto…!…“L’effetto che mi provoca è quello di cercare ancora e di condividere una grande speranza. Non mi interessa tanto l’ammirazione estetica o fotografica di per sè, e meno che mai quella personale, quanto piuttosto la possibilità di comunicare con tutti e di ricevere da tutti. Il fotografo in questo senso non dovrebbe mai “imporre” i suoi scatti e dovrebbe essere sempre pronto ad ascoltare sinceramente. In un mondo dominato dalla preponderanza, spesso violenta, dell’immagine, il fotografo deve sviluppare ancora di più il dialogo in tutte le sue forme e prendere coscienza dell’enorme responsabilità che ha”.

Tra i suoi scatti troviamo il Generale Mikhail Timofievich Kalashnikov: “Devo ammettere che ero intimorito dall’idea di incontrare una figura storica di così alto spessore. Il mio massimo stupore è stato comprendere come la realtà storica sia così diversa dalla rappresentazione che ci è stata trasmessa. L’incontro con Kalashnikov ed i veterani di guerra, parallelamente a quanto detto per la Sicilia, mi ha restituito la verità storica e l’intensità della stessa, che mi era sconosciuta. Ho avuto modo di incontrare e fotografare un grande uomo la cui prima ed irremovibile intenzione è stata quella di difendere la propria patria. Quello di cui non ci si rende conto spesso è che la verità può essere ancora più sensazionale della rappresentazione artificiale. Analoghe emozioni mi ha dato l’incontro con la gente comune, con i veterani di cui ammiro l’orgoglio, o ad esperienze diverse, come vivere nei monasteri Buddisti in Buriatia”

Da Mosca a Corleone. Linea a Zoe.

 

Laura Bercioux

 

Gogol Boulevard nr.8 – Galleria Photocentre (metro Kropotinskaia)

La mostra è aperta tutti i giorni dalle ore 11.00 alle 18.00

Galleria Photocentre + 74959618602

 

 

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