Un Sogno di Hotel

Un Sogno di Hotel

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Immaginate Bolzano, signorile e silenziosa. Immaginate il suo salotto più antico, la Piazza Walther von der Vogelweide. Immaginate infine un antico palazzo, che su quella piazza si affaccia da sempre. Narrano che questo edificio ospitasse una locanda già nel XVI secolo, il cui nome, Zum Schwarzen Greif (Al Grifone Nero), evocava leggende e misteri. Oggi la locanda è diventata un hotel di design, ma la magia è immutata.

 

Sogno e incantesimo sono di casa all’Hotel Greif, un albergo che celebra mondi onirici e invita ogni ospite a lasciarsi andare all’immaginazione, in un gioco raffinato in cui l’arte e il design diventano strumenti al servizio della fantasia.

La sfida si raccoglie all’ingresso dell’hotel, dove una struttura trasparente in vetro e acciaio lascia intravedere le antiche porte lignee della locanda. Il nuovo che cela il vecchio, l’architettura moderna che ingloba elementi passati come in uno specchio magico che premia la vista e inibisce il tatto.

Il gioco continua nella hall dell’hotel, dove tappeti Gabbeh iraniani, chiarissimi e annodati a mano, sembrano fluttuare sul pavimento in legno africano Wengé, bruno e lucido. L’ospite, pedone di una scacchiera ideale, insegue lo scacco matto alla reception o al cocktail bar Grifoncino, luogo di incontro e di sosta, di condivisione e divertimento.

Infine le camere: trentatré in tutto, diverse l’una dall’altra perché nate dalla creatività degli artisti chiamati a raccolta da Andreas Hapkemeyer, ex direttore del Museion – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Bolzano.

La bellezza, la sensualità, l’amore e l’erotismo sono i temi che hanno interpretato nel realizzare le opere. Pittura, fotografia, ritagli di giornale, ricami, sculture e disegni sono i supporti usati.

Le opere vogliono essere spunto di riflessione più che elementi dominanti dell’ambiente, perché il gioco nelle mani dell’ospite è scoprire quale storia ha da raccontare ogni stanza, osservare e far correre la fantasia per immaginare trame appena accennate.

Così, nella camera standard n. 213 appaiono una valigia e un busto di donna; un’intera parete completamente argentata e perle a ricamare costellazioni illuminano la comfort n. 104; l’ombra dei rami di un albero nella notte incombe nella deluxe n. 304; un guanto di pelle e un lussureggiante drappeggio di una coperta di pelo vibrano nella superior n. 207.

All’Hotel Greif si intraprende un viaggio verso l’irreale, si continua un sogno iniziato da altri, ci si lascia andare al desiderio di curiosità.

Nessun timore, non è un andata senza ritorno. L’antidoto per tornare alla realtà c’è, ed è immediato e indolore: il consiglio è di guardare le Alpi, lontane abbastanza da proteggere senza incombere, per sentire che nulla è più misterioso e mitico di quello che esiste da sempre e per sempre.

 

 

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La facciata storica dell’Hotel Greif

 

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Il cocktail-bar Grifoncino

 

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La camera n. 104 firmata da Andrea Fogli

 

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La camera n. 204 firmata Elisabeth Holzl