Nella splendida e maestosa Cour Carrè du Louvre trasformata in una gigantesca tavola da scacchi coppie di modelle scendono con ordine da quattro lunghissime scale mobili entrando nel gioco ben regolato di una geometria seriale che ripropone ancora una volta la fantasia damier come tipica dell’universo Vuitton. Ma il talento virtuoso di Marc Jacobs mischia le carte in tavola e declina il tema del quadrato ampliandone a dismisura i volumi o rendendoli micro in una persistente ripetitività che risente dell’esperienza di Yayoi Kusama. Il bianco e il nero si contrappongono in reminiscenze optical ed una certa aria anni ’60 sembra aleggiare su tutto. Dalle borse piatte che accompagnano la collezione alla presenza massiccia del giallo limone. Ma non finisce qui perchè Marc Jacobs ci stupisce ancora quando la leggera ansia orwelliana che ci aveva colto nella visione delle modelle pedine che in una marcia parata avanzano con manifesto rigore si stempera nell’inaspettata citazione japan delle stampe a fiori asimmetrici rese piacevolmente riconoscibili dalla leggerezza del tratto grafico. E cosi Louis Vuitton testimone del nostro tempo chiude in bellezza le celebrazioni della settimana della moda a Parigi concludendo con la più giusta e la più attuale delle risposte: Dove andrà il mondo? Dove andrà la moda?
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