“Novecento rom” di Sergio Pretto: la storia di un intero secolo vista dagli occhi di una famiglia rom

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“Novecento rom” di Sergio Pretto: la storia di un intero secolo vista dagli occhi di una famiglia rom

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Novecento rom racconta la storia di un intero secolo vista dagli occhi di una famiglia di nomadi: l’autore, scoperto da Pier Paolo Pasolini, ha vissuto diversi mesi in un campo rom.

Siamo alla fine del 1989. In Romania si stanno accendendo i primi fuochi della rivolta contro il regime di Nicolae Ceauşescu. Decebal, “uno zingarello che sembrava una caciotta”, ha diciotto anni, vive con la famiglia a Timişoara e fa parte di una comunità rom profondamente legata alle tradizioni.

Con il precipitare degli eventi in Romania il consiglio degli anziani obbliga Decebal e gli altri giovani della comunità a lasciare il paese e diventare nuovamente nomadi.

Prima che i ragazzi attraversino i confini della Romania Simplon, il padre di Decebal, decide di raccontare ai suoi figli la tragicità del porrajmos, il genocidio subito dai nomadi nei campi di concentramento durante la Seconda guerra mondiale, così come gli è stato narrato dal padre Ofiter e dalla madre Limpiana.

La solidità delle tradizioni e l’orgoglio di un intero popolo saranno l’eredità e allo stesso tempo il fardello che il giovane dovrà portare con sé durante il suo viaggio attraverso l’Europa. In un confronto spesso faticoso ma mai sterile con i gagè, Decebal, giunto a Roma, si troverà a vivere al Casilino 900 e cercherà di percorrere la via della convivenza e del rispetto reciproco per scrivere una nuova pagina della storia del suo popolo.

CartaCanta Editore – Pagine 400 – Prezzo: euro 18,00

 

L’autore

Sergio Pretto è nato a Roma nel 1940. A spingerlo verso la scrittura è Pier Paolo Pasolini che lo conosce, ragazzino, impegnato a giocare a pallone in una strada di Monteverde Vecchio a Roma. Incuriosito dai temi scolastici di Pretto, Pasolini ne diviene “maestro di strada e di cultura” e negli anni Sessanta lo introduce nella cerchia di famosi scrittori come Alberto Moravia e Elsa Morante.

Contemporaneamente Pretto si dedica al cinema e lavora con Marco Ferreri e Valentino Orsini, ma ben presto torna al suo primo amore, la scrittura, e si accosta al giornalismo.

Dopo una breve gavetta a «Paese Sera», diviene professionista a «Momento Sera». Negli anni Settanta Sergio Zavoli e Andrea Barbato lo chiamano in Rai, dove lavorerà in radio occupandosi di economia, sindacato, società e cultura, sia come caporedattore sia come inviato con servizi in America, Asia, Africa, Europa.

Novecento rom è il suo primo romanzo. I rom gli hanno tatuato sul braccio il simbolo dell’appartenenza al loro popolo, tatuaggio che gli permette di entrare in tutti i campi rom d’Europa.

 

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